Taccuino liberale #10
Come funghi dopo un’abbondante pioggia, spuntano idee che diventano subito notizie, sulle proposte che verranno inserite nella Manovra di bilancio per il 2025. La situazione non è rosea e nessun politico vuole allarmare l’elettorato, soprattutto a poche settimane dal voto in Liguria, Emilia-Romagna e Umbria (effetti perversi di considerare politico anche il risultato elettorale amministrativo locale).
Le leve utilizzabili sono sempre le stesse: aumentare le tasse, ridurre la spesa, fare debito.
La prima misura è facile e piace a molti. La cosa non meraviglia in un Paese in cui la metà degli italiani (47 per cento) non dichiara redditi e il 14 per cento paga i due terzi del totale e le imprese hanno un carico fiscale complessivo pari a circa il 60 per cento.
La seconda misura è più complessa, vuoi per la contrarietà da parte del settore politico e della burocrazia (i budget sono stati inseriti nei sistemi Mef già da mesi e nessuno ha ridotto gli stanziamenti previsti e ben si guarda dal farlo di propria sponte), vuoi per la forte ideologia imperante nell’opinione pubblica per cui ogni volta che si propone di tagliare la spesa si invoca il dramma dei tagli alle pensioni, alla sanità e all’istruzione, (niente viene detto sulla giustizia, chissà........
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