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Il futurista Cesare Andreoni (1903-1961) alla LeoGalleries di Monza. Un interprete singolare del futurismo italiano.

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08.12.2025

LeoGalleries di Monza da anni impegnata in un lavoro sul  Futurismo e su figure   di questo movimento che operò in diversi luoghi d’Italia, visto che il Futurismo, il più importante movimento artistico d’avanguardia del primo Novecento, ha avuto un impatto significativo sulla cultura e sull’arte italiana, e non solo,  anche puntando ad una ricostruzione del mondo e della vita stessa;  bene, la galleria monzese merita per tutto ciò e per l’interesse prodigato a incorniciare  figure di esso, un plauso forte ed estimativo  che l’investe di una luce singolare.   Ecco che ora LeoGalleries, in collaborazione con l’Archivio Cesare Andreoni, presenta la mostra di Cesare Andreoni (1903-1961), artista polifunzionale ed eclettico, vissuto nella Milano fermentante del Futurismo, in quella “città che sale” cantata e dipinta da Boccioni. Sulle pareti della galleria si mostrano ai visitatori ben 15 opere, tra oli e chine, edite e inedite, riferibili al periodo propriamente futurista. Massimo Duranti nella presentazione della mostra monzese scrive: “nell’ambito degli sviluppi del Movimento marinettiano degli anni dalla metà dei Venti in poi, il Futurismo milanese ha svolto un ruolo importante e in questo ambito spicca la figura multiforme di Cesare Andreoni, il quale, insieme a un gruppo di futuristi, costituisce uno dei “luoghi del Futurismo”, termine che codificò Enrico Crispolti nel lontano 1982 in occasione dell’ormai “storico” convegno a Macerata. I “luoghi” esplosero soprattutto negli anni Trenta, ma gruppi futuristi locali e regionali ne nacquero già verso la metà dei Dieci”.  E a proposito dei luoghi del Futurismo, penso a quello vivacissimo Torinese, a quello ampio e variegato Lombardo; quello Trentino; il Veneto; l’Emiliano; il Toscano; l’Umbro; il vivace Marchigiano; il Laziale; il Campano; il Calabrese; il Siciliano. Sosteneva il collega Crispolti che la storia dell’arte si costruisce e si studia partendo dal basso, e ciò in parte è vero. Certo, Andreoni non è stato uno dei futuristi principali, nel senso del  rapportare il suo nome a Marinetti, Balla e Depero, ma va subito chiarito che i futuristi non lavoravano in modo isolato ma in gruppo; ciò salva il nostro artista da qualsiasi impuro giudizio anche se........

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