Colpire il ministro Nordio per affossare le carriere separate. Ecco la vera partita sull’affaire Almasri
“Crucifige Nordio!”, dicono. “Hic manebimus optime”, risponde lui. E sembra di essere nel corso di una messa cantata, piuttosto che a un corso di diritto giustinianeo. Invece siamo di nuovo nel pieno del “caso Almasri”, il generale libico arrestato e poi espulso nel gennaio scorso. E’ solo apparenza, in realtà. Ma c’è poco da scherzare, o da alludere. La realtà è che il boccone grosso della politica italiana, quello difficile da mandar giù, è un altro. Ed è la riforma del secolo, quella che dovrà ridare dignità e autonomia al giudice e portare al suo ruolo di semplice avvocato dell’accusa il pubblico ministero. La separazione delle carriere sta per varcare la seconda delle quattro porte necessarie a norma di Costituzione per arrivare all’approvazione definitiva. Poi saremo nel pieno della campagna elettorale referendaria.
Nel frattempo, se non si può proprio azzoppare la riforma, si può tentare di liberarsi di colui nel cui nome la nuova legge passerà alla storia, il ministro Carlo Nordio. E tutto fa brodo, le truppe sono da tempo allineate. Si va dall’agguerrito sindacato delle toghe fino ai suoi scudieri nelle redazioni e anche ai vertici di partito, dal grillino Giuseppe Conte fino alla neo- grillina........
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