Grazie papa Francesco Povertà e grandezza: il segno indelebile di Bergoglio
Ci ha lasciato con un sorriso, dopo aver celebrato la Pasqua insieme a noi. Un sorriso dei tanti che abbiamo imparato presto a conoscere in milioni. Nella vita estamos in camino, diceva Jorge Mario Bergoglio. E diventiamo ciò verso cui andiamo: preparato da sempre, Francesco abita adesso l’eternità di Dio. Un Dio che tutti – ha continuato a ricordarci, lo ha fatto fin dal primo giorno –, tutti nessuno escluso attende.
Lo pensiamo così, soprattutto ora, che ci ha fatto l’ultimo regalo nelle parole annunciate domenica urbi et orbi: «Anche noi siamo chiamati alla vita che non conosce tramonto, in cui non si udranno più fragori di armi ed echi di morte». Lo immaginiamo sorridente, nei suoi ultimi passi antelucani, mentre si accinge all’incontro faccia a faccia con il Signore della vita. Miserando atque eligendo, il motto episcopale voluto dal cardinale Bergoglio, guardò con misericordia e lo scelse.
A fargli compagnia e a lenire i pensieri del vespero, ci piace immaginare, pure i ricordi delle tante periferie visitate in questi oltre dodici anni che hanno segnato un’epoca per la Chiesa e per il mondo. E il calore delle migliaia di mani strette, degli sguardi incrociati, lui che proprio con il sorriso e la sua umanità disarmante ci ha insegnato – semplicemente – come la gioia non stia nelle cose, ma nella prossimità con l’altro.
Incontrare e farsi incontrare, stile e suggello di un intero pontificato. Fino all’ultimo, mostrando il suo corpo fragile e senza voce a San Pietro, per incontrare e farsi incontrare. Pensava forse ai bambini e ai disegni recapitati da ognidove, Francesco, nelle ultime notti. Pensava ai malati e ai fragili come lui. E soffriva ancora, lo sappiamo, per lo strazio e la vergogna della guerra in Ucraina, in Medio Oriente, nel Kivu, in Myanmar, in........
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