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Ricordano alla sindaca di Brescia che «nessuno nasce da due donne». E lei querela

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06.10.2025

Lo strabismo culturale della Leonessa d’Italia si fa sempre più marcato: la terra di Paolo VI e di santi e beati come Giuseppe Tovini, Ludovico Pavoni, Angela Merici, Daniele Comboni, Maria Crocifissa Di Rosa, anno dopo anno sembra lasciare il posto a un laicismo aggressivo capace di censurare la libertà di parola e di portare in tribunale una onlus come Pro Vita & Famiglia.

Le critiche di Coghe a Comune e Consulta

I fatti sono questi. Lo scorso luglio, a Brescia, è avvenuta la prima registrazione di un atto di nascita con due madri: una biologica e una intenzionale. La firma è stata apposta dal sindaco della città Laura Castelletti, che ha parlato di «giornata storica». Dal canto suo Jacopo Coghe, presidente di Pro Vita & Famiglia, ha stigmatizzato l’operazione in termini che hanno il torto di non essere sibillini. «Scrivendo nei registri anagrafici del Comune che una bambina è nata da “due madri”», ha sostenuto Coghe, «il sindaco di Brescia Laura Castelletti ha certificato una plateale falsità, con una scelta ideologica che, pur di gratificare il movimento Lgbt, mette nero su bianco una bugia esistenziale: nessuno nasce da due donne».

Nella stessa nota il presidente di Pro Vita & Famiglia non ha dimenticato la genesi della «bugia esistenziale», ovvero la «scellerata decisione dei giudici della Consulta che, violando le prerogative del Parlamento, hanno deciso di legalizzare il furto del papà». È infatti grazie alla sentenza della Corte costituzionale n. 68 del 2025 (definita da Tempi una “gimkana sulla genitorialità”) che una simile registrazioni è potuta avvenire. Per citare le quattro chiare, brevi e definitive parole utilizzate da Assuntina Morresi su Avvenire, «arrendendosi al fatto compiuto» la Corte ha dichiarato incostituzionale la parte della legge 40 che non prevedeva la........

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