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Il film su Bob Dylan parla ai giovani eccome. Alla faccia degli scettici

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03.02.2025

Padri e figli davanti ai cinema. Ciò che salta all’occhio mentre si aspetta di entrare in sala per A Complete Unknown, biopic che si concentra su un frammento di vita di Bob Dylan e che però in qualche modo la racchiude tutta, è il tentativo bello e disperato di un’“iniziazione” al cantautore americano. Ecco allora materializzarsi adolescenti “nel chill” accompagnati da genitori eccitati, che affidano alla proiezione imminente molto di ciò che avrebbero da sempre voluto raccontare sui loro sogni, ideali, desideri, speranze, ma che per pudore non hanno mai osato fare: troppo occupati loro, troppo distratti gli altri.

Un «visionario dalla testa ai piedi»

Il film si apre con il diciannovenne «Bobby» che dai laghi del Minnesota arriva a New York. «Volevo catturare una scintilla». È la frase – opportunamente incastonata dal trailer del film – con cui Dylan risponde a un paterno Pete Seeger incuriosito da quel viaggio lungo e solitario. Ma per toccare con mano cosa realmente ardeva nel petto del giovane artista in quel momento cruciale e iniziatico, bisogna andare a quanto il futuro Nobel per la letteratura affiderà alla sua autobiografia, Chronicles Volume 1. «Non cercavo né denaro né amore», scrive con sfrontato furore Dylan, «ero in uno stato di esaltata consapevolezza, ben deciso a seguire la mia strada, privo di senso pratico e visionario dalla testa ai piedi. La mia mente era tesa come una trappola e non avevo bisogno dell’approvazione di nessuno. Non conoscevo neanche un’anima in quella buia e gelida metropoli, ma le cose sarebbero cambiate presto, molto presto». La “scintilla” è già diventata un incendio.

Nel biopic girato da James Mangold è Monica Barbaro a interpretare Joan Baez

Con il biopic firmato dal regista James Mangold – un lavoro durato cinque lunghi anni, fermato prima dalla pandemia e poi dallo sciopero degli attori – diventa possibile condividere con la “Generazione Z” emozioni, storie e vissuti che la multiforme figura di un Dylan cantore e profeta riassume superbamente. Possibile e doveroso, visto il prezioso assist offerto dalla presenza di Timothée Chalamet, novello DiCaprio e idolo indiscusso dei teenager. È lui, che dopo Dune, Wonka, Chiamami col tuo nome, ha avuto l’onere e l’onore di interpretare sua maestà Bob Dylan in un pieno esplosivo di hype (oltre 74 milioni di dollari al botteghino e 8 candidature agli Oscar).

Chalamet “promosso” da Bob Dylan

L’«esaltata consapevolezza» di cui scriveva il Dylan appena approdato tra i locali fumosi del Greenwich Village è la stessa che ha portato Chalamet alla sua impegnativa (ma riuscitissima) prova attoriale. Costruita non solo imparando a suonare da zero chitarra & armonica, ma soprattutto con l’azzardo di cantare con la sua voce e in presa diretta decine di confidenziali ballate dylaniane. «Chalamet indovina in modo incredibile la voce e il modo di cantare di Dylan», così il solitamente impietoso critico del New Yorker Richard Brody.

Lo stesso Dylan, su X, giocando sulla sua sfuggente........

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