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Quella dell’Europa è una tragedia ridicola

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Domenica sera Rai Storia ha trasmesso un film di Bernardo Bertolucci con Ugo Tognazzi e una giovanissima Laura Morante: La tragedia di un uomo ridicolo. Si potrebbe parafrasarlo per descrivere la condizione dell’Europa dopo la pubblicazione della prima National Security Strategy del secondo mandato di Donald Trump: la tragedia di un continente ridicolo. Ridicolo esattamente come il personaggio interpretato da Tognazzi, e cioè non per stupidità o demeriti intrinseci, ma perché vittima della storia, della lotta politica e delle complicità fra gli altri personaggi del racconto.

L’Europa è uscita con le ossa rotte dalla Seconda Guerra mondiale, spartita fra le due potenze che erano entrate nel conflitto due anni dopo il suo inizio: Unione Sovietica e Stati Uniti. La parte occidentale del continente ha avuto la fortuna di vivere una condizione di subalternità agli interessi atlantici che le ha permesso di sviluppare istituzioni più libere e un’economia più efficiente di quelle della parte orientale. Ha potuto pure dare vita a un esperimento di progressiva integrazione fra stati sovrani senza precedenti storici sia per gli aspetti positivi che per quelli problematici, in quanto tale esperimento era nell’interesse della potenza tutelare americana: si trattava di evitare una rinascita della rivalità franco-tedesca e di prevenire attraverso la crescita economica rivoluzioni di stampo comunista (e perciò filo-sovietico).

Ma era nell’interesse americano anche che l’Europa non diventasse un soggetto strategico autonomo, e gli europei si sono lasciati convincere che la soluzione migliore per la loro difesa era la Nato, un’alleanza politico-militare egemonizzata dagli Stati Uniti (che da soli spendevano per armamenti più di tutti gli altri paesi del mondo sommati insieme e giunsero ad avere 260 basi militari nei paesi europei, contro zero dei paesi europei negli Stati Uniti) che doveva proteggerli dalla minaccia sovietica.

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