Pasolini e la «vita di tensione totale» pretesa da Cristo
Con l’approssimarsi dei 50 anni da quel 2 novembre che vide la sua morte violenta, è partita la gara – anche su Tempi – delle commemorazioni di Pier Paolo Pasolini. Un contributo originale, coraggioso e documentato su di un aspetto centrale della riflessione e della poetica dell’autore romagnolo-friulano è rappresentato da un volumetto pubblicato da un’editrice minore, la Libreria Al Segno di Pordenone in collaborazione con il Centro culturale Augusto Del Noce della stessa città: Il mio Cristo irriducibile. Pasolini e il suo Gesù di Agostino Molteni.
Docente di Teologia nelle università cattoliche dell’America latina, Molteni è un appassionato di letteratura non nuovo a interpretazioni non scontate, che si tratti della figura di Beatrice nella Divina Commedia, della logica dell’incarnazione redentrice di Charles Péguy, dell’avvenimento cristiano in Søren Kierkegaard. Nelle 120 pagine di Il mio Cristo irriducibile si misura con l’enigma Pasolini: un ateo dichiarato e un feroce anticlericale le cui opere e la cui sensibilità personale sono pervase di religiosità e di una grande ammirazione per Cristo. La soluzione che propone deluderà quanti vorrebbero annettere Pasolini al cristianesimo nella forma del convertito mancato, invano desideroso della grazia di poter credere in Cristo figlio di Dio e salvatore, ma arricchirà quanti da sempre apprezzano l’onestà e la sfrontatezza con cui l’autore di film come Il Vangelo secondo Matteo ha manifestato discorsivamente ed espresso artisticamente il suo rapporto con Cristo, la Chiesa cattolica e la religiosità naturale.
Un uomo così uomo che pare “divino”
Molteni mostra che per Pasolini l’avvenimento di Cristo così come è raccontato dai Vangeli rappresenta l’apparizione nella storia di un uomo così pienamente uomo che viene spontaneo spendere l’appellativo di “divino”: in lui il poeta non riconosce il vero Dio, ma il vero uomo, ciò che l’uomo dovrebbe essere. La domanda di cui egli era pieno e a cui non sapeva rispondere (Teorema), il qualcosa che mancava, il vuoto in ogni suo intuire in solitudine (Poesia in forma di rosa) non riguarda il riconoscimento della natura divina di Cristo, ma il mancato incontro con qualcuno che gli mostrasse in sé quella pienezza di umanità che aveva scoperto nel Cristo dei Vangeli. Paradossalmente l’attrazione di Pasolini per Cristo confligge con la sua sensibilità sacrale per la realtà: la sua religiosità ha a che fare con la natura e i suoi cicli e con tutto ciò che è vitale, l’amore per Cristo “vero uomo” ha a che fare con la storia.
Chiarisce........





















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