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Nicea, 1700 anni dopo, al Meeting di Rimini

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30.08.2025

Il papa non vi prese parte, e dei circa 1.800 vescovi dell’epoca solo 200-250 risposero all’invito (anche se la tradizione vuole che fossero 318); la controversia teologica che ne aveva causato la convocazione non fu affatto risolta, anzi per un certo periodo la posizione dichiarata eretica fu maggioritaria e solo la risolutezza di un vescovo che non si arrese mai, Atanasio di Alessandria, creò le condizioni perché la vera fede non fosse spazzata via.

Eppure oggi la dottrina del Concilio di Nicea dell’anno 325 – Gesù Cristo ha natura divina, è consustanziale al Padre, homoousios, come si dice in greco – è una delle poche cose che mette d’accordo tutti i cristiani del mondo: cattolici e ortodossi, latini e orientali, protestanti vecchi e nuovi.

1.700 anni di Concilio di Nicea

Il riconoscimento niceno della divinità di Cristo è il fondamento della fede di ogni genere di cristiano. Invece la corrente che faceva capo al monaco e teologo Ario, che neoplatonicamente sosteneva che Cristo era una creatura speciale associata da Dio alla creazione (come demiurgo) del mondo e poi alla sua redenzione (come mediatore), si è estinta nel VII secolo.

Si capisce perciò perché il papa (decisione di Francesco confermata da Leone) abbia scelto di celebrare i 1.700 anni di quel concilio e di recarsi in visita sul posto, in quella che oggi con toponimo turco si chiama Iznik, e perché il nuovo papa abbia detto «Nicea è una bussola che deve continuare a guidarci verso la piena unità visibile di tutti i cristiani».

A scalare, si capisce perché una delle mostre del Meeting di Rimini e uno dei suoi incontri di alto profilo – quello che ha visto intervenire il cardinale Kurt Koch........

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