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Ma quale democrazia, in Iraq regna la “muhasasa” e il voto lo conferma

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Il boicottaggio del voto a cui aveva invitato la formazione politica che nel 2021 aveva ottenuto il maggior numero di voti e di seggi, il Movimento nazionale sciita di Moqtada Sadr, è fallito e il parlamento che esce dalle elezioni irachene dell’11 novembre (le settime dalla caduta del regime di Saddam Hussein) conferma e consolida il sistema che ha sostituito quello del partito Baath: non la democrazia alla occidentale, ma il muhasasa, un regime consociativo dove le élite confessionali e tribali si spartiscono le spoglie dello Stato.

Gli iracheni hanno mostrato tutto il loro disincanto riguardo alla possibilità di riformare tale sistema, messo in discussione dal movimento Tishreen che animò le proteste di piazza dell’ottobre 2019 contro la corruzione, il malgoverno e la violenza politica, e si sono rassegnati a partecipare al gioco. Segno di questo è il fatto che, nonostante il boicottaggio delle urne da parte della formazione che quattro anni fa aveva conquistato 73 seggi (sui 329 del parlamento), stavolta a votare si è recato il 56 per cento degli aventi diritto, cioè 13 punti percentuali in più della partecipazione registrata nelle precedenti elezioni politiche, quando solo il 43 per cento degli elettori aveva partecipato, onda lunga delle proteste antisistema di due anni prima.

Operazioni di voto per il premier iracheno in carica Mohammed Shia al-Sudani (primo da destra nella foto), Baghdad, 11 novembre 2025 (foto Ansa)

Chi (non) ha vinto alle elezioni in Iraq

La vittoria è andata alla coalizione del primo ministro uscente, Mohammed Shia al-Sudani: la sua Coalizione per la ricostruzione e lo sviluppo avrebbe conquistato 46 seggi. Questo non significa affatto che costui sarà automaticamente riconfermato a capo dell’esecutivo: non è mai successo, da quando in Iraq si tengono libere elezioni, che il leader della formazione che ha conquistato il primo posto nel voto popolare sia poi stato nominato primo ministro. Stavolta pare che sarà l’ex premier Nouri al-Maliki (leader del partito Stato di diritto, che ha conquistato 27 seggi) a........

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