La pericolosa intolleranza di Cazzullo per l’“intollerante” Le Pen
L’intervento di Aldo Cazzullo nella pagina delle risposte ai lettori del Corriere della Sera sul caso della ineleggibilità di Marine Le Pen in Francia è di una gravità inaudita. Scrive testualmente l’editorialista:
«Era abbastanza ingenuo attendersi che l’establishment francese avrebbe consegnato il Paese, o la Nazione se preferite, a Marine Le Pen (…) Una presidenza Le Pen significherebbe smontare tutta l’impalcatura europea costruita negli ultimi cinquant’anni (…) Da italiani, cioè un popolo che disprezza lo Stato e la politica, fatichiamo a capire i paesi dove un establishment esiste. Non a caso l’Italia è l’unico Stato dell’Europa occidentale dove i populisti hanno vinto le elezioni, sia nel 2018 sia nel 2022».
Lo Stato non è l’establishment
La gravità di questi concetti riguarda due aspetti. Il primo è l’identificazione dello Stato con l’establishment. Per Cazzullo Stato ed establishment coincidono. L’establishment potrebbe ripetere senza vergogna le parole che pronunciò Luigi XIV, il Re Sole, quasi quattro secoli fa: «L’Etat c’est moi». Al posto del re ci sono tecnocrati, finanzieri, accademici, politici dei partiti mainstream, ecc. che dicono la stessa cosa. John Locke e Montesquieu con la loro dottrina della separazione dei poteri, la Rivoluzione francese col suo principio della sovranità popolare, la distinzione fra forma patrimonialista di governo, nella quale il sovrano usa delle istituzioni come di una sua proprietà personale, e forma legale-razionale che fa valere leggi e regolamenti uguali per tutti, elaborata da Max Weber: tutto inutile. Siamo ancora fermi all’idea che lo Stato è proprietà di qualcuno: che sia una singola persona o una combriccola bene organizzata non fa differenza. Anzi, la differenza c’è: è più facile strappare una proprietà dalle mani di una singola persona che da quelle di una casta. E qui entra in........
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