Perché sono favorevole a una legge sul suicidio assistito
«Devi esserci dentro per capire. Non poteva nemmeno piangere da sola, perché doveva chiedere a qualcuno di asciugarle le lacrime». Sono le parole, riportate dal Corriere della Sera del 10 luglio, di Nicoletta, la sorella di Serena, la prima lombarda che ha avuto accesso al suicidio medicalmente assistito con un farmaco fornito dal Servizio sanitario.
Ridare senso e contenuto alle parole
Descrivono il dramma umano che sta dietro queste vicende, di fronte al quale occorre innanzitutto grande rispetto e immensa pietà, nel senso della pietas cristiana: ovvero un debito di amore e di rispetto che si deve ancor più verso i congiunti; niente a che vedere con la degenerazione semantica con cui oggi usiamo un termine così importante, riducendolo a pietismo d’accatto.
E per stare di fronte a drammi così, occorre un’educazione alla pietà che il nostro popolo sembra avere smarrito. Occorre cioè ricominciare a dare senso e contenuto a parole come dignità, sofferenza e morte, per potervi stare di fronte in modo umano.
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È in questa prospettiva........
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