“Orfeo”, un film buzzatiano bello da morire
«O morte, o morte/ dono sapiente del Dio./ Da te le grazie del mondo/ anche l’amore./ E ora qui, dove tu non ritorni/ con occhi vuoti guardiamo/ le nubi, il mare, le selve/ senza più misteri».
Era cara la morte a Dino Buzzati – sebbene temuta più di ogni cosa – perché in fondo dà un senso alla vita. I versi citati compaiono in Poema a fumetti, graphic novel del 1969 (la prima in assoluto in Italia) che racconta la discesa agli inferi di Orfi per riportare in vita Eura, la ragazza che ama. Mito di Orfeo e Euridice ai giorni nostri, ma anche Divina Commedia buzzatiana che si interroga sul confine che c’è tra il nostro mondo e quell’altro, tra la vita e la morte, è un’opera che sbudella le domande sul tempo che passa, le attese, il mistero delle cose e la loro inevitabile corsa verso la fine.
“Orfeo”, storia di un amore e di una perdita
Onirico, scandaloso (ci sono un sacco di nudi di donne che all’epoca scandalizzarono), profondo, malinconico e commovente, Poema a fumetti adesso è diventato un film, Orfeo, che lo reinterpreta senza snaturarlo e riempie lo schermo di oggetti, simboli, disegni e suoni che, proprio come in un racconto di Buzzati, rimandano sempre a qualcos’altro. Presentato all’ultima Mostra del cinema di Venezia e da oggi in alcuni cinema selezionati (lo ha girato Virgilio Villoresi, lo distribuisce Double Line, l’elenco delle sale in cui lo proiettano lo trovate a fondo articolo), Orfeo non è un film “facile”, ma neppure una chicca che solo gli appassionati dello scrittore, giornalista e pittore bellunese possono apprezzare. Girato con attori veri, tecnica stop motion e animazione, è «una storia d’amore ma anche di una perdita, e la scoperta di un mondo sconosciuto».
La storia d’amore è quella tra il pianista Orfeo (in Poema suonava la chitarra) e la bella e misteriosa ballerina Eura, interpretati da Luca........





















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