Nemmeno in chiesa si può citare il perdono della vedova Kirk
L’assassinio di Charlie Kirk ha di recente sollevato diverse reazioni nel mondo politico e culturale. Una parte dell’opinione pubblica e degli intellettuali sostiene che, sebbene tragica, la morte di questo giovane attivista sia in qualche modo giustificata per le sue idee e per il modo aggressivo con cui propugnava le sue convinzioni. Un provocatore che con le sue parole ha contribuito a creare un clima di odio che poi lo ha ucciso. Un’altra parte del mondo politico ha cavalcato la sua morte per delegittimare l’avversario. Questa polarizzazione che rende incapaci di fermarsi a riconoscere in Charlie Kirk innanzitutto una persona, ci ha richiamato le parole del grande scrittore inglese Gilbert Keith Chesterton, in riferimento al suo acerrimo nemico di idee politiche e culturali, Bernard Shaw: «Tutto è sbagliato in Bernard Shaw, tranne Bernard Shaw». L’accoglienza dell’altro in quanto persona è la precondizione per il persistere della società, lo sviluppo della conoscenza e il progredire della politica. Senza infatti il riconoscimento della positività della persona a prescindere dalle sue idee, non è possibile la convivenza tra uomini, l’apertura alla scoperta del nuovo e la capacità di immaginare soluzioni che contemplino la coesistenza delle diversità. L’alternativa è trasformare la realtà e le persone in simboli di bandiere o ideologie da combattere ed eliminare, come ha scritto Gemma Calabresi Milite, vedova di Luigi Calabresi, a proposito dell’assassino del marito. Questi affermò che in Luigi Calabresi non vedeva una persona, ma il simbolo del sistema borghese capitalistico, che doveva essere abbattuto, per il bene del popolo. Solo quando capì che aveva ucciso una persona, un marito e un padre di famiglia, cominciò a soffrire per il suo crimine. Anche come comunità scolastica occorre educare a vedere nell’altro una persona, pur con tutte le nostre legittime ragioni da difendere e diffondere, ma non da usare per sopprimere il nostro interlocutore. Ci indicano la strada Layla al-Sheik, madre musulmana di Betlemme che ha perso un figlio piccolo nella seconda Intifada, e Elana Kaminka, israeliana, madre di un soldato ucciso il 7 ottobre 2023 nell’attacco di Hamas: «Siamo vicine di casa, dovremo pure imparare a convivere». Nella loro semplicità hanno saputo riconoscersi reciprocamente e gettare il seme del perdono. Così la tragica morte di Charlie Kirk ci dà la possibilità di fare un passo indietro dalle nostre........© Tempi





















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