In America mai così tanti aborti (e così pochi scrupoli per le donne)
Planned Parenthood festeggia: 402.230 aborti praticati nell’ultimo anno, quasi diecimila in più rispetto all’anno precedente. Il record assoluto nella storia dell’organizzazione. Lo attesta il suo ultimo rapporto annuale, pubblicato – pensate un po’ – in occasione della festa della mamma, con il titolo “A Force for Hope”.
Nel frattempo gli screening per il cancro erogati dal colosso abortista sono scesi dell’8,1 per cento, le visite di medicina generale del 13,7 per cento, i trattamenti per le infezioni urinarie del 45 per cento. Eppure, il denaro pubblico continua ad affluire: 792,2 milioni di dollari, il 40 per cento del budget totale di Planned Parenthood, provenienti dalle tasche dei contribuenti americani.
Aborti in crescita, sanità in calo
«Negli ultimi dieci anni – osserva Michael New, del Charlotte Lozier Institute – gli screening oncologici sono crollati del 54,4 per cento, i servizi prenatali del 62,8 per cento, mentre gli aborti sono aumentati di oltre il 22 per cento. Paghiamo sempre di più, per sempre meno sanità, e sempre più aborti».
Quello che non dice il rapporto è a quale prezzo. Lo ha fatto il New York Times a febbraio, con un ritratto affatto celebrativo del colosso abortista in crisi e in causa con numerosissimi pazienti e dipendenti. Aborti falliti, dispositivi intrauterini smarriti e personale senza formazione: sono solo alcune delle denunce depositate contro il fornitore di servizi sanitari.
Errori medici e cause legali
Le testimonianze raccolte dal Nyt sono agghiaccianti, a partire da quella di Nakara Alston. Che credeva di avere abortito in una clinica di Planned Parenthood ad Albany, New York – sanguinava da settimane, ma il personale della clinica le aveva assicurato di aver visto «il feto abortito e che non c’era nulla di cui preoccuparsi» – e scoprì invece al pronto soccorso che il bambino era ancora nel suo grembo. Lo partorì 12 settimane dopo l’aborto fallito e il piccolo morì poco dopo essere venuto alla luce.
La tesi è che le cliniche sono così a corto di denaro che l’assistenza ne ha risentito. Eppure il numero di pazienti si è ridotto (da 5 milioni per 900 cliniche negli anni Novanta a 2,1 milioni e 600 cliniche oggi). E l’annullamento della © Tempi
