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Il governo denunciato per “concorso in genocidio”. E non è un film di Nino Frassica

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09.10.2025

Il diritto internazionale è diventato la prosecuzione di un film di Nino Frassica. Giusto a questo pensavo vedendo Francesca Albanese sorseggiare birra ospite dei due comici Raponi e Tinti, nel loro format di, meritato, successo Tintoria: tra un Nino Frassica, appunto, un Paolo Hendel, un Neri Marcorè, una Gialappa’s Band, ecco la Relatrice speciale.

Viene da chiedersi, perché non ho seguito tutta la puntata, mea culpa, mea maxima culpa, se anche lei sia stata sottoposta alla domanda della rubrica fissa che va sotto il nome di “cacare in discoteca”. Mi auguro di no.

Credevo, con questa immersione della Relatrice speciale nel contesto comico, di aver raggiunto il picco, lo zenith della trasformazione in materia dadaista dei drammi della storia, delle tragedie fiammeggianti e infuocate, interpolate giusto di attori minori come i dipendenti del Comune di Napoli che con petizione hanno chiesto di rimuovere la Coca-Cola, complice ai loro occhi affaticati dal troppo lavoro di genocidio, dai distributori automatici degli uffici comunali. Sbagliavo. Sbagliavo grossolanamente.

Perché lo scettro, in queste montagne russe del sensazionalismo umanitario, va senza dubbio alcuno alla clamorosa denuncia presentata presso la Corte penale internazionale da una agguerrita pattuglia di Giuristi per la Palestina e firmata dal gotha del circoletto engagé italico: Maurizio Acerbo, Giorgio Cremaschi, Angelo D’Orsi, Luigi De Magistris, Alessandro Di Battista, Ugo Mattei, Tomaso Montanari, Laura Morante, Moni Ovadia, tra i molti. In pratica una puntata di un qualunque programma di La7 che si trasferisce armi, bagagli e carte bollate presso le austere, si fa per dire, sono in realtà orrende architettonicamente, aule di questa Corte che dovrebbe........

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