Conte contro Conte
Robert Benton è morto, sfortunatamente, nel maggio di quest’anno, dopo lunga e prolifica carriera cinematografica. Un vero peccato perché il regista americano, premio Oscar, avrebbe potuto dirigere il sequel del suo capolavoro drammatico Kramer vs Kramer, attingendo alla storia che in queste ore sta commuovendo grandi e piccini della politica italiana: Conte contro Conte.
No, non è una storia di gemelli malvagi, non siamo nel reame cronenberghiano di Inseparabili, e nemmeno c’è un Conte duplicato, una sorta di esperimento di ingegneria genetica politico-transumanista in salsa pugliese, un po’ come se Lino Banfi fosse andato a lezione da Ray Kurzweil.
Più semplicemente siamo nel cuore del labirinto di quel partito-movimento che sembra generato da uno sforzo patafisico dell’intelletto di Alfred Jarry e da uno slancio rovesciato alla “Erewhon”, l’immaginifica terra dove tutto, ma proprio tutto, a partire dal merito, è rovesciato: il Movimento Cinque Stelle. Un partito contizzato, ormai.
La democrazia diretta digitale
Talmente contizzato, quasi in maniera fisiologica, biologica, microfisica direbbe Foucault, da aver partorito un autentico calembour burocratico-organizzativo che suona come un meme ma che è invece l’assoluto stato di certa politica italiana: il rinnovo per la guida del M5s.
Dato che il movimento (ex, molto ex ormai) grillino è stato artefice e campione di quella democrazia diretta digitale, irrisa giustamente prima, con grandissima preveggenza, da Carl Schmitt sin dal 1928, e poi, negli anni Ottanta, da Norberto Bobbio, divenuta barzelletta politologica, le procedure per il rinnovo non potevano che essere digitali e piattaformizzate.
Conte era alla guida del Movimento dal 2021 e, dopo una lunga, estenuante,........





















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