L’eterna giovinezza e il prezzo da pagare
Alcuni anni fa Massimo Fini, uno dei cronisti più colti e intellettualmente onesti nel deprimente panorama giornalistico nazionale - e infatti non è mai diventato direttore né opinionista di grido di un talk show - ha scritto parole profondissime sulla questione della vecchiaia.
Una riflessione terribile, di una durezza quasi disturbante, raccolta nel saggio autobiografico “Ragazzo-Storia di una vecchiaia” che fa a pezzi tutta la retorica, gli alibi, l’ipocrisia, la retorica caramellosa e gli infingimenti sulla cosiddetta “terza età”, raccontando l’orrore della fine del nostro cammino su questa terra e smascherando la grande bugia collettiva che ci accompagna da decenni. E cioè che il continuo allungamento della vita, della nostra speranza di vita, in realtà è una truffa, cinica e irridente, perché non è la vita che dovrebbe essere allungata a dismisura, e spesso fin oltre i limiti dell’etica, del rispetto e della decenza, ma la giovinezza, visto che quella, quell’età dell’oro, quel momento irripetibile, commovente e incomprensibile, quella stagione in cui gli altri ti chiamano “ragazzo”, appunto, sparisce nel giro di pochi, pochissimi anni. Mentre chi lo scimmiotta quando quel tempo ormai è passato non fa altro che coprirsi di ridicolo. Ed è giusto che sia così, visto che la nostra è una società che annega nel ridicolo.
Questa considerazione così sincera e così poco mainstream - che infatti i media si guardano bene dall’approfondire - è tornata alla mente dopo aver........
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