Referendum, i rischi del non voto per i leader e i partiti
Certo, erano altri tempi, l’Italia nel 1946 usciva da vent’anni di urne chiuse dal fascismo, quindi non fu un caso se nelle riunioni in Assemblea costituente la prima versione dell’articolo 48 della Carta recitasse che «l’esercizio del voto è un dovere civico e morale». Poi il termine “morale” fu espunto per evitare eccessi, ma il concetto era chiaro. Tanto che, fino al 1993, a mo’ di stigma, c’era una sanzione: l’iscrizione «non ha votato» nel certificato di buona condotta, documento utile per i concorsi sostituito poi dal casellario giudiziale. Come a dire, questo non è un bravo cittadino.
Si punta fra l’altro a ripristinare il diritto al reintegro eliminato con il Jobs Act. E a dimezzare i tempi per ottenere lo status di italiano: da dieci a cinque anni. Tutto quello che c’è da sapere
Quindi va da sé che il capo dello Stato domenica sarà il primo a presentarsi alle urne, quale che sia il suo giudizio sui cinque quesiti referendari: «Democrazia è partecipazione», ha ripetuto Sergio Mattarella........
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