I ludi cartacei dell’Ecri
Ieri l’altro è stato diffuso il rapporto (qui il testo) dell’Ecri (Commissione europea contro il razzismo e l’intolleranza) – sesto ciclo di monitoraggio sui diritti umani – sull’Italia. Siamo al cospetto di un tragicomico tripudio di “luogocomunismo” e di pregiudizio, sversato su alcune delle principali istituzioni democratiche del nostro Paese allo scopo di restituire un’immagine della società italiana in senso xenofobo, omofobo e razzista. Ma procediamo con ordine. La Commissione europea contro il razzismo e l’intolleranza è un’emanazione del Consiglio d’Europa, un’organizzazione internazionale che non c’entra nulla con l’architettura istituzionale dell’Unione europea. È stato fondata nel 1949. Attualmente ne fanno parte 46 Stati membri. La sua sede è a Strasburgo. Tra gli organismi afferenti al Consiglio d’Europa, il più conosciuto è la Corte europea dei diritti dell’uomo (Cedu). L’Italia vi aderisce dalla sua fondazione. Nell’ambito delle attività operative, l’Ecri ha il compito di monitorare i singoli Paesi in ordine al rispetto dei diritti umani.
Veniamo al report. Il documento si compone di 48 pagine. In parte è un’analisi che vorrebbe essere la fotografia dello stato dell’arte sull’effettiva parità, sull’accesso ai diritti, sul livello di integrazione e inclusione raggiunto dalle categorie deboli e svantaggiate all’interno della nostra comunità nazionale. Una seconda parte è riservata alle raccomandazioni al Paese vigilato in vista di un successivo monitoraggio intermedio. Abbiamo esaminato il testo della Commissione e con sorpresa abbiamo riscontrato che le fonti d’informazione da cui i relatori hanno attinto le notizie, oltre che dalla documentazione prodotta in precedenza dalla stessa Ecri, sono costituite da siti di associazioni che hanno posizioni di parte sugli argomenti trattati nonché da articoli di giornali italiani ed esteri, tendenzialmente contrari al Governo di centrodestra, mentre tra le 134 fonti bibliografiche citate, l’Istat vi compare solo tre volte.
Il documento chiarisce in premessa che: “I rapporti dell’Ecri non sono frutto di indagini o prove testimoniali. Si tratta di analisi basate su informazioni raccolte da un’ampia varietà di fonti. Gli studi documentali si basano su numerose fonti scritte nazionali e internazionali. La visita in loco fornisce l’occasione di incontrare........© L'Opinione delle Libertà
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