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Meloni ha parlato chiaro: no al plebiscito. Ma chi si intesterà l’eventuale sconfitta al referendum?

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Dopo le dichiarazioni inequivocabili e anche un po’ ruvide di Giorgia Meloni sul palco di Bari, culminate nello stentoreo «mettetevi l’anima in pace» rivolto a chi sogna di usare il referendum sulla giustizia per disarcionarla da Palazzo Chigi, è arrivata la conferma definitiva: la premier non farà l’errore di Matteo Renzi nel 2016.

Nessun plebiscito personale, nessuna sfida in stile «o me o il caos». La campagna per il referendum di primavera sarà condotta da Palazzo Chigi con il massimo rigore istituzionale, attenendosi al merito del contenuto della legge Nordio. E cioè la separazione delle carriere dei magistrati, bandiera storica dei garantisti e ormai diventata, per forza di cose, il banco di prova dell’intero centrodestra.

Meloni lo ha spiegato chiaramente: «A casa possono mandarmi solo gli italiani». Poi ha inchiodato la sinistra al suo slogan di comodo: «Dicono di votare no per mandare a casa la Meloni. Ma mettetevi l’anima in pace: il governo arriverà alla fine della legislatura e poi chiederà di essere giudicato sul lavoro complessivo». La linea è tracciata. Nessun dramma, nessun azzardo politico. Il referendum non sarà un test sul governo ma sull’opportunità di riscrivere l’architettura giudiziaria.

Una scelta prudente, ma non priva di implicazioni. Perché, sebbene i sondaggi........

© Il Dubbio