Qualche anno fa presentando il film di Wenders su Salgado alla Festa del Cinema (Il sale della terra), gli chiesi se, per certi versi, quel documentario non somigliasse ad una sorta di telemachia, ovvero a quei libri dell’Odissea che raccontano di un figlio che cerca di capire chi è il padre attraverso le testimonianze di chi ha vissuto con lui, visto che quel documentario, soprattutto nella seconda parte, vedeva come protagonista proprio il figlio del grande fotografo così spesso lontano da casa a fare straordinari reportage ad ogni latitudine del pianeta. Wenders si prese qualche secondo e poi mi disse che era una definizione assai azzeccata e che lui stesso l’avrebbe usata per presentare il film da allora.

E’ un ricordo che mi è venuto in mente vedendo il film di Toni D’Angelo sul padre Nino 18 giorni, presentato quest’anno alla Mostra del Cinema di Venezia, che ora sta girando in varie sale per l’Italia: anche il padre di Toni, Nino, era lontano da casa quando lui è nato. Era a Palermo, per una tournee che doveva durare 2 giorni e invece è stata prolungata fino a 18 e anche questo film documentario sembra essere stato fatto innanzitutto perché un figlio possa davvero capire chi è quel personaggio, così noto in tutta Italia, che è anche suo padre.

Con una provvista sorprendente di materiale di repertorio, il film ricostruisce le origini umilissime di Gaetano detto Nino in una borgata a poche centinaia di metri dall’aeroporto di Capodichino, in un’Italia che le immagini evocano con la precisione di un ricordo personale, fatta di lotta per la sopravvivenza, di ciabattini e operai, di vita da cortile, di agglomerati plurifamiliari in cui la cura dell’infanzia è condivisa in spazi ridotti. 

E’ sempre la voce fuori campo di Toni che mentre si rivolge allo spettatore sembra scoprire o rimettere in fila dettagli e ricordi........

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