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Se Mamdani realizzasse davvero il socialismo a New York

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12.11.2025

È partita la gara alla normalizzazione e alla spoliticizzazione di Zohran Mamdani, il nuovo sindaco di New York che vanta due primati: è il primo socialista dichiarato eletto a tale carica ed è anche il primo musulmano.

A relativizzare la dimensione politica dell’identità islamica (sciita) dell’esponente democratico sono tutti coloro che evidenziano le sue dichiarazioni a favore della causa Lgbtq : la sua volontà di fare di New York una «città santuario Lgbtq » contro le politiche dell’amministrazione Trump, in particolare garantendo il diritto di chiunque alle transizioni sessuali, la dichiarazione che tagliare i fondi alla polizia contribuisce alla «rivoluzione queer» e il fatto che sua moglie, l’attivista e illustratrice siriano-americana Rama Duwaji, non porta il velo islamico. Tutte cose ben lontane dall’islamismo dei Fratelli Musulmani o della Rivoluzione islamica iraniana.

A normalizzare la sua figura politica mirano libri come Mamdani. Un socialista a New York di Luciana Grosso, che intervistata su La7 ha spiegato che in Italia uno come lui farebbe parte della corrente riformista del Partito democratico e che, pungolata a fare nomi di equivalenti italiani del neo-sindaco newyorkese, ha tirato fuori quello di Lorenzo Guerini (che però, a quanto si sa, non ha mai militato a favore dell’”Intifada globale”).

A spoliticizzare la sua vittoria provvedono analisi sofisticate come quella di Zineb Riboua, ricercatrice del Hudson Institute’s Center for Peace and Security in the Middle East che attribuisce al sentimento terzomondista diffuso per varie ragioni in vari strati della società newyorkese piuttosto che allo specifico delle sue proposte amministrative il successo di Mamdani nelle urne della Grande Mela:

«I conservatori angloamericani spesso […] trattano il terzomondismo come una piattaforma politica, quando in realtà opera come un credo morale. Il suo potere non risiede nelle soluzioni pratiche, ma nella sua pretesa di purezza morale e nella sua capacità di trasformare il risentimento in virtù. Le università hanno coltivato questa sensibilità per decenni, sostituendo la complessità storica con la certezza ideologica e insegnando a intere generazioni a interpretare la politica attraverso il........

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