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Quella strana concordia tra il principe riformista saudita e il muftì ultraconservatore

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05.10.2025

Una delle strade principali di Riyad cambierà nome e sarà intitolata ad Abdulaziz al-Sheikh, il gran muftì ultraconservatore dell’Arabia Saudita scomparso a 84 anni il 23 settembre scorso: lo ha decretato Mohammed bin Salman, principe della corona e di fatto guida del paese. Il dispaccio della Saudi Press Agency che lo comunica spiega che la direttiva costituisce il riconoscimento del valore dello studioso e dei significativi contributi che ha arrecato all’Arabia Saudita, all’islam e a tutta la comunità musulmana. Subito dopo il decesso dell’autorevole e discusso personaggio il principe aveva guidato una preghiera per il defunto in una grande moschea di Riyad (altri esponenti della famiglia Saud hanno guidato preghiere funebri per il deceduto gran muftì alla Mecca e a Medina).

Tutte le volte che Al-Sheikh lasciò fare

Detto in altre parole, l’uomo che più ha fatto nell’ultimo decennio per liberalizzare l’islam saudita ha provveduto a consacrare la memoria del massimo interprete contemporaneo del wahabismo, cioè dell’uomo che più di tutti per la maggior parte della sua vita ha applicato con la massima rigidità la versione saudita dell’islam, quella che ha popolarizzato nel mondo l’immagine di una religione retrograda e fanatica che giustificava – fra le altre cose – la distruzione di tutte le chiese esistenti nella penisola arabica, il matrimonio con bambine di 10-12 anni, l’abbattimento di monumenti e l’eliminazione di ogni espressione figurativa, il divieto per le donne di guidare l’automobile e di uscire di casa senza l’accompagnamento di un parente maschio.

Mbs (l’acronimo con cui è noto Mohammad Bin Salman) ha contraddetto le fatwa e altri pronunciamenti informali del gran muftì emanando decreti che permettevano alle donne di prendere la patente e guidare veicoli e a tutti di assistere a proiezioni cinematografiche e a concerti poco dopo che........

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