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L’assoluta necessità di andare a rivedere “Barry Lyndon”

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06.08.2025

Torna sui grandi schermi di tutto il mondo in versione restaurata Barry Lyndon, creato 50 anni fa dal genio ossessivo e ossessionato di Stanley Kubrick, e se lo distribuiranno anche nelle sale italiane io andrò sicuramente a rivederlo. Non solo è il film storico/picaresco più riuscito che si riesca a ricordare; è una di quelle opere d’arte che diventano più attuali e necessarie col passar del tempo.

La storia settecentesca dell’arrampicatore sociale irlandese Redmond Berry fin da quando uscì per la prima volta divide pubblico e critici in due partiti: quello di quanti sono rapiti dal suo splendore formale e affascinati dalla miscela di materialismo storico e drammi individuali della trama, e quello di chi resta totalmente indifferente alla perfezione della ricostruzione storica e indispettito dalla freddezza dei protagonisti, che si scioglie un po’ solo nelle battute finali (a scapito del personaggio principale, come sa chi ha visto il film).

Barry Lyndon vinse quattro premi Oscar (fotografia, scenografia, costumi e musica), ma fu anche oggetto di critiche velenose come quella di Pauline Kael, la stroncatrice in capo del New Yorker, che definì il film «un capolavoro in tutti i suoi insignificanti dettagli». In Italia Tommaso Giartosio un decennio fa lo ha definito «un oggetto cinematografico assolutamente gelido» e «opera… inespressiva». Più o meno quello che scrivevano al tempo i critici cinematografici americani, che in seguito si sono ricreduti e oggi tendono a magnificare il film anziché a sminuirlo.

La pretesa di riscrivere la storia a piacimento

Cos’è che fa aderire a un partito piuttosto che all’altro, o passare nel tempo da uno all’altro? Il rapporto che ciascuno di noi ha col passato e con la storia. C’è chi aspira ad alimentare una connessione fra sé e coloro che furono, e con ciò che fecero, e c’è chi prova orrore di fronte all’arretratezza sociale e morale degli antenati e non intende rievocare le loro realtà.

Il problema che i secondi creano non è tanto l’amnesia della storia, che diffonde le nevrosi caratteristiche di ogni rimozione, quanto il fatto che pretendono che i film e le altre opere artistiche riscrivano e raccontino la storia sulla base della sensibilità odierna e dei princìpi della cultura dominante.

Lo ha spiegato brillantemente James Marriott sul........

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