Dopo Kirk, il cristianesimo e la tentazione dei “giacimenti etico-morali”
Dopo tanto clangore d’armi intorno al caso Charlie Kirk, dopo tanti giudizi temerari sulla sua persona e sulla sua morte di cui saranno chiamati a rispondere, nel tempo della storia e in quello dell’eternità, coloro che li hanno formulati, finalmente un commento pacato e riflessivo, quello di Mauro Magatti.
Scrive il sociologo dell’Università Cattolica di Milano che l’omicidio del giovane attivista americano fa emergere un nodo profondo, che è quello del ruolo del cristianesimo nella polis occidentale, la quale ha creduto di poterlo espungere o collocarlo ai margini, nel privato. La crisi di senso del vivere sociale che ne è seguita ha causato una reazione come quella incarnata da Turning Point (il movimento promosso da Kirk), che propone un “nazionalismo cristiano” come via d’uscita dal nulla che sta risucchiando le società occidentali preda dell’individualismo sfrenato.
Magatti esprime dissenso nei confronti della soluzione, perché ritiene che riduca la religione a strumento di potere, ma condivide la sua premessa, che cioè la religione deve poter svolgere una funzione pubblica e politica. Alla luce di ciò propone una sorta di “terza via” fra la laicità dello Stato alla francese e il cristianesimo addomesticato al ruolo di religione civile di Steve Bannon:
«C’è una strada diversa, che non coincida né con le sirene del fondamentalismo religioso né con il secolarismo radicale? Una via è quella del riconoscimento del valore pubblico delle religioni, intese non come esperienze esclusivamente private ma come dimensioni collettive che, senza avere la pretesa di sostituirsi allo Stato o di imporre la propria visione del mondo, apportano un contributo prezioso alla rigenerazione di un comune tessuto etico».
La prospettiva non dovrebbe riguardare solo il cristianesimo, ma tutte le grandi religioni, in quanto rappresentano “giacimenti etico-morali” (J. Habermas) ai quali attingere per prevenire il collasso delle società.
Ambiguità dei “giacimenti etico-morali”
Dobbiamo ringraziare Magatti per la pacatezza del linguaggio e l’urbanità dei toni – che nell’epoca della comunicazione digitale aggressiva e violenta non sono più solo una questione di stile, ma di sostanza – ma anche riconoscere che la strada da lui indicata contiene un’ambiguità di fondo, che si manifesta nella compresenza di due espressioni come “dimensioni collettive” e “giacimenti........
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