Che cosa ha in mente Trump per Putin e Zelensky
Dunque un summit bilaterale Putin-Zelensky e un altro trilaterale comprendente anche il presidente Trump sono alle porte. Viene in mente il san Paolo della lettera ai Romani: in spe contra spem, sperando contro ogni speranza. Perché le premesse erano: vaghezze del summit Trump-Putin di Anchorage, mancato cessate il fuoco, indiscrezioni sulle richieste russe per mettere fine alla guerra, dichiarazioni del summit di Washington di ieri che annunciavano disponibilità di Usa e paesi europei a fornire garanzie di sicurezza all’Ucraina del tipo dell’articolo 5 del Trattato Nato dopo il termine del conflitto compreso l’invio di truppe sul posto, volontà di Zelensky di riorganizzare la difesa dell’Ucraina con un forte esercito.
Una successione di eventi e di posizioni che hanno allargato anziché ristretto la distanza fra le parti: l’Ucraina non accetterà mai le richieste russe di cedere territori del Donetsk che Mosca non è riuscita a conquistare e di riconoscere ufficialmente la Crimea e il Donbass come regioni della Russia; Putin non accetterà mai la presenza di truppe di paesi Nato in Ucraina né la riorganizzazione di un potente esercito ucraino: il sostanziale disarmo di Kiev è una delle sue richieste qualificanti per mettere la parola fine alla guerra.
Verso uno storico bilaterale Putin-Zelensky
Nonostante tutto questo ci dicono che si va verso uno storico bilaterale Putin-Zelensky. Dovesse fallire, a pagare sarebbe soprattutto l’Europa. Gli Usa di Trump si chiamerebbero fuori dal gioco adducendo l’impossibilità di favorire una convergenza fra i due duellanti. Il cerino del sostegno all’Ucraina nella guerra con la Russia resterebbe nelle mani degli europei, con tutto quello che ne segue. Gli Usa invece continuerebbero le loro trattative separate con Mosca, in vista di accordi che interessano le due superpotenze: Artico? Groenlandia? Sfruttamento congiunto di risorse minerarie? Ritorno delle aziende Usa in Russia rioccupando i settori nei quali si erano insediati i cinesi? Tutto è possibile.
Il messaggio di Mosca al mondo
Molti sono rimasti colpiti dalla provocazione del ministro degli Esteri russo, Sergej Lavrov, che il 15 agosto è arrivato in Alaska indossando una felpa con la scritta Urss in caratteri cirillici. Escluso che Lavrov sia così pazzo da voler comunicare al mondo che la Federazione Russa intende riprendersi gli stati che hanno fatto secessione da Mosca più di trent’anni fa (i quali ricoprono una superficie pari a 5 milioni e 300 mila kmq, confrontabili coi 120 mila kmq di territori ucraini che la Russia ha occupato con un sanguinoso sforzo lungo undici anni, dal 2014 al 2025), il messaggio è che Mosca intende tornare a co-governare il mondo con gli Usa e i rispettivi alleati.
C’è una........
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