Trump e la tentazione del potere assoluto
Chi segue questa mia rubrica sa che sono un popolare anzi, per essere più precisi, un liberal-popolare del centrodestra, non un popolare di sinistra. Dunque, se fossi negli Stati Uniti, certamente mi sentirei più affine ai repubblicani, con cui condivido molte idee politiche, in particolare una visione fondata sul primato della società rispetto allo Stato. Probabilmente, quindi, avrei votato Donald Trump.
Però, dopo questi primi settanta giorni della sua presidenza, non posso tacere il disagio profondo che provo rispetto all’idea di potere che Trump vuole incarnare. Certo, sono ben consapevole di essere un osservatore marginale, di fronte a chi oggi guida la nazione più potente del mondo. Eppure, con la libertà di chi sente il dovere di esprimere un pensiero in cui crede e si riconosce, affermo che la mia idea di potere è radicalmente diversa dalla sua. Quella che Trump ha incarnato finora mi inquieta. E, più ancora, mi appare pericolosa.
Un potere senza limiti
Sono tre le ragioni principali delle mie preoccupazioni.
La prima: Trump esprime un’idea di potere che non sembra fare i conti con alcun confine, né etico né giuridico. Il potere che Trump incarna si misura esclusivamente sulla forza. Se io sono più forte di te, se ho “carte migliori delle tue”, posso fare quello che voglio e tu devi stare, che ti piaccia o no, al mio gioco. È un’idea intrinsecamente ricattatoria, come si è visto nei confronti di Zelensky e dell’Ucraina, in tutta la questione relativa ai dazi o ai........
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