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Quando l’odio diventa linguaggio pubblico

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27.09.2025

In questi giorni dibattiti, cronache e piazze sembrano avere un filo rosso comune, un ritorno sottile ma pericoloso alla forza come metodo politico. Non mi riferisco soltanto all’azione dichiarata di Hamas o a quella di Netanyahu, o se volete di Putin o di Trump, ma a ciò che accade qui, quando l’aggressività diventa un linguaggio che contamina la vita pubblica. È come se Hamas, Netanyahu e gli altri simili avessero già vinto, perché al di là di come finirà il conflitto tra loro hanno reso normale, in ogni latitudine, l’idea che per sostenere le proprie posizioni sia legittimo sopraffare l’avversario, ridurre al silenzio chi non la pensa allo stesso modo.

Ho visto questa dinamica a Milano, al termine della manifestazione pro-Palestina, quando alcuni facinorosi hanno assaltato, con comportamenti violenti e criminali, l’atrio della Stazione Centrale. L’ho rivista, con altre forme ma identica logica, nella seduta del Consiglio regionale lombardo: un dibattito improvvisato, urlato, degenerato fino all’occupazione della presidenza dell’Aula e alle espulsioni, non solo per la Palestina, ma persino a causa di una proposta sulla caccia che ha acceso passioni viscerali. Non sono gli episodi in sé che mi........

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