Perché servono “popolari del presente”
Si è discusso parecchio in queste settimane sul Manifesto dei “Conservatori del futuro”, presentato a Roma dall’On. Lorenzo Malagola, con le associazioni Labora, Alleanza Cattolica, Farefuturo, Nazione futura e Centro Studi Livatino. Anche Tempi ha dedicato molto spazio al Manifesto, ai suoi contenuti e ai suoi protagonisti. Apprezzo il tentativo di chi cerca di dare un contenuto culturale alla propria posizione politica, soprattutto se fatto da persone che stimo e considero amiche, ma devo dire che in questo caso né l’impostazione né i “dieci pilastri su cui costruire il futuro” in cui si declina il manifesto mi convincono e proverò in queste righe a spiegare perché.
Innanzitutto non mi convince l’impostazione culturale, ovvero l’idea espressa in premessa che esista una sorta di “istinto” conservatore che si declinerebbe nel “custodire i valori permanenti che hanno garantito la stabilità e la prosperità delle società nel tempo”. Ora, a parte il fatto che ciascuno può giudicare quanto i valori citati – la tradizione, il sacro, la centralità della famiglia, la sacralità della vita, il rispetto dell’autorità – siano effettivamente “custoditi” oggi dal popolo, a me pare che la questione centrale sia l’idea che si ha dei valori. Essi infatti stanno all’origine del percorso in cui si riconosce........





















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