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La Calabria è un ponte tra memoria e speranza

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08.02.2025

C’è un occhio, talvolta sgranato, altre volte socchiuso con malcelata supponenza, che dal Nord si posa sulla Calabria e sulle terre del Sud Italia. È uno sguardo deformato, ingabbiato in un immaginario collettivo che non concede spazi di autenticità. Sono terre di storia nobile, di secoli intrisi di bellezza, eppure schiacciate sotto il peso di una narrazione mediatica che le inchioda a una teodicea di stereotipi. Si racconta di indifferenza, di fragilità civile, ma è un racconto scritto da chi non si è mai fermato a calpestare quei luoghi. La prossimità, quella vera, spalanca orizzonti e ridisegna il quadro: cambia tutto, perché l’esperienza del toccare con mano è più forte di qualsiasi giudizio a distanza.

La tragedia di Cutro

In questo gennaio che si siamo lasciati alle spalle, ho visto, durante una breve vacanza all’inizio dell’anno, una Calabria che non ha nulla a che fare con l’immagine da cartolina, ma che è poesia viva, che parla nel silenzio dei suoi paesaggi. Il mare, sì, cristallino e intenso, ma anche le valli, le montagne che si ergono come sentinelle, i paesini abbracciati alla roccia, testimoni di un’altra vita, quella di chi ha conosciuto il dolore e l’ha trasformato in resistenza. Qui, come in un sogno, le cicatrici di un passato lontano non sono ferite aperte, ma segni di una forza che non conosce fine e si radica........

© Tempi