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Gaza, la pace possibile oltre le provocazioni

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04.10.2025

Il piano di pace in venti punti presentato da Donald Trump è, oggettivamente, una proposta buona, equilibrata e meritevole di attenzione, anche se è impossibile ignorare la retorica che lo ha accompagnato nelle settimane scorse e lo sguardo da showman del suo annunciatore. Trump ha parlato come chi pretende un premio per la pace, come chi dichiara di aver trovato la formula che tutti gli altri avrebbero mancato, e quel linguaggio appesantisce la credibilità del gesto, ma non ne annulla il valore politico. Detto questo, e tolte le iperboli e lo “spettacolo”, resta il merito del contenuto e la qualità del percorso diplomatico che ha preceduto la presentazione.

Il punto centrale è qui. I venti punti non sono soltanto parole nel vuoto. Hanno sostanza e sono stati costruiti ascoltando e raccogliendo in anticipo il consenso di paesi arabi che contano e di tutti gli attori come Tony Blair e di molti altri che hanno partecipato alla concretizzazione del progetto. Questo metodo pesa, perché rende la proposta meno implausibile e aumenta le possibilità di una traduzione pratica delle intenzioni in risultati.

La Striscia ai........

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