L’appello di Delpini per Milano non può lasciare indifferenti
Caro direttore, sono rientrato da poco a Milano per gli ultimi giorni di ferie. Per noi meneghini, sempre di corsa e indaffarati, la possibilità di fermarsi è un fatto raro. Come me, tutta la città sembra ferma: saracinesche abbassate, parcheggi liberi, marciapiedi semideserti (per lo meno in periferia) e posti a sedere sui pochi autobus circolanti. Un silenzio innaturale. Solo i cantieri olimpici sembrano l’ultimo baluardo della movimentata capitale morale d’Italia. E a quanto si vede e legge sui giornali, sono gli unici cantieri che non hanno subito un blocco.
Le notizie su Milano, infatti, non sono andate in vacanza. Ogni giorno – e questo non sembra ancora fermarsi – abbiamo letto sulle pagine dei quotidiani di nuovi indagati, nuove intercettazioni e nuove voci che dicevano la loro opinione sul famigerato “modello Milano”. Una fra tutte, forse inizialmente inaspettata, mi ha colpito: l’intervista rilasciata al Corriere della Sera dall’arcivescovo Mario Delpini.
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Innanzitutto mi ha colpito che l’arcivescovo non si è voluto schierare nella becera battaglia tra i più garantisti e i più manettari. Cosa ovvia, direbbe qualcuno. In effetti, a una lettura superficiale, potrebbe sembrare uno sguardo banalmente democristiano quello di chi dice: «Ho stima e fiducia nei magistrati che svolgono il loro lavoro con coscienziosità e con la sincera ricerca........
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