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Il poeta bianco che si è finto nero e fluido per farsi pubblicare

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wednesday

Tra le poesie candidate al Best of the Net Award 2025, premio che ha lo scopo di attirare l’attenzione sugli scrittori emergenti della scena letteraria indipendente, c’era anche un testo di b.h. fein, autore (o autorə) i cui pronomi sono “è/complicato”. La poesia ha un titolo volgarissimo e irripetibile, e fa così:

Screenshot da jakethemag.com

La poesia è orrenda, ed è stata pubblicata sulla rivista online Jake, uno di quei magazine che piacciono a chi si sente alternativo, radicale, colto e naturalmente chic. Perché parlarne? Lo ha fatto qualche giorno fa The Free Press, partendo proprio da questa poesia di b.h. fein per dire, innanzitutto, che b.h. fein non esiste. È uno dei tanti pseudonimi di un canadese bianco ed eterosessuale, che ha raccontato alla testata diretta da Bari Weiss di aver passato gli ultimi anni a inventare identità minoritarie, per poi pubblicare poesie terribili sotto questi pseudonimi.

Il poeta «membro gender-fluid della diaspora nigeriana»

Ha finto di essere Dirt Hogg Sauvage Respectfully, autore di poesie come dio non-b o: quale divinità sarebbe una TERF?, e si è spacciato online come Adele Nwankwo, «membro gender-fluid della diaspora nigeriana», che ha pubblicato decine di poesie «comiche e brutte» (cit. The Free Press) in una vasta gamma di riviste letterarie indipendenti nell’anglosfera negli ultimi tre anni, tra cui una su una wrestler lesbica di cui vale la pena riportare alcuni versi:

Volete sapere come mi sento dopo essere stata fregata dalla vittoria su Pat Patriarchy a Survivor Series? Sono furiosa. Sono eccitata. Oh, sono così arrabbiata che potrei baciare una donna che non mi piace nemmeno in questo momento!

Ad aprile, l’uomo dietro queste identità ha confessato online di avere «assunto una serie di pseudonimi “attraenti”» per «testare i limiti dell’industria poetica e quanta........

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