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Ai giovani non bastano le 4T della sinistra messicana

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Le violente proteste esplose a Città del Messico – 100 poliziotti feriti e 20 giovani fermati – non sono un semplice episodio di ordine pubblico né, tantomeno, una «marcia di pochi ragazzi e tanti adulti», come ha provato a minimizzare la presidente messicana Claudia Sheinbaum. Questa “mobilitazione della Generación Z”, convocata online senza leader e senza partiti, ha invaso le strade della capitale con migliaia di giovanissimi, un black bloc che ha sfondato le barriere verso il Zócalo, la piazza principale della città, e la polizia costretta a usare estintori per disperdere gruppi sempre più aggressivi.

Le immagini rimbalzate su TikTok mostrano un Paese spaccato: da una parte, un governo che difende la continuità della 4T (la cosiddetta Quarta Trasformazione, quarta perché arriva dopo l’indipendenza del paese dalla Spagna del 1821, le riforme per separare Chiesa e Stato del 1860 e la rivoluzione messicana del 1910-17), dall’altra, una generazione che non si riconosce più in un potere percepito come complice di fronte alla violenza dei cartelli.

La narrativa ufficiale della presidente è chiara: qualunque richiesta di rispondere alla criminalità organizzata con maggiore fermezza sarebbe «un ritorno al fascismo». Sheinbaum lo ha ripetuto nella conferenza del 3 novembre, accusando la destra di invocare una «guerra fuori dalla legge», un «permesso di uccidere» e presentando la sua amministrazione come l’unica che difende «il popolo, i diritti e il benessere».

In Messico sono scoppiate violente proteste contro i cartelli del narcotraffico. Nel mirino anche la Presidente di sinistra Claudia Sheinbaum, con accuse dei manifestanti di fare poco contro i clan o, addirittura........

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