menu_open Columnists
We use cookies to provide some features and experiences in QOSHE

More information  .  Close

L’amore della sinistra francese per la Cina comunista

6 0
28.09.2025

Parigi. Ormai non si nascondono più. Anzi, rivendicano con orgoglio i loro legami con la Cina di Xi Jinping e invitano apertamente la Francia ad abbandonare il blocco occidentale. Il 19 settembre Aurélien Taché, deputato della France insoumise (Lfi), ossia il partito della gauche radicale guidato da Jean-Luc Mélenchon, ha postato una foto su X accanto al portavoce del ministero degli Esteri cinese. Nel suo post, Taché, ex deputato macronista passato tra le braccia dell’ultrasinistra, invoca il rafforzamento della «parternship (della Francia, ndr) con la Cina», dinanzi all’«imperialismo versione Trump», affermando che Pechino «è impegnata per la pace e il multilateralismo».

Tra gli argomenti trattati con il portavoce del ministero cinese, figurano «la minaccia giapponese, Taiwan, la guerra commerciale con gli Stati Uniti», scrive Taché. E la situazione della minoranza musulmana degli uiguri, vittime di una spietata repressione da parte del regime cinese? E i 123 giornalisti imprigionati solo per aver svolto il loro lavoro?

I flirt della France insoumise con il regime di Xi Jinping

Il messaggio pro-Cina del deputato mélenchonista è soltanto l’ultima di una serie di prese di posizione della France insoumise a favore del regime di Xi Jinping. A inizio settembre, Sophia Chikirou, esponente di spicco di Lfi e compagna del líder maximo Mélenchon, ha dichiarato ai microfoni di Quotidien che «la Cina non è una dittatura», ma soltanto «un sistema politico con un partito dominante, il Partito comunista cinese» e la «libertà d’espressione» non è più in pericolo a Pechino che a Parigi.

Chikirou, in estate, aveva già manifestato le sue simpatie cinesi presentando all’Assemblea nazionale un rapporto in cui riprendeva la narrazione del regime di Pechino,

© Tempi