La voce di Pavel Florenskij
La vita non ci aspetta,
la vita reclama le sue esigenze,
e ora non si potrà più restare
semi-credenti o semi-ortodossi
come la maggior parte di noi,
ma è necessario raccogliere
tutte le forze dell’anima
in vista di un unico fine:
per servire la Chiesa,
per difendere la Chiesa
e chi lo sa,
forse per il martirio.
Pavel Florenskij 1906
Giunge ancora la voce del detenuto
trecentosessantotto, uno dei
cinquecentonove condannati,
prelevati dal bordo glaciale delle Solovki
una sera brumosa di ottobre,
e destinati alla città di Lenin,
quasi tutti avendo già addosso
la tagliola della morte.
Non si è ancora spenta,
né credo mai si spegnerà
la voce che dice,
se qualcuno la raccoglie
per farla circolare ancora,
tra i vivi che sono di qua
e i vivi che hanno passato il confine,
proprio quello dal quale
nullu homo vivente pò skappare.
È una voce che pensa
la voce di Pavel,
classe 1882,
azero di nascita
ma armeno di stirpe,
trapiantato ancora fanciullo
nella terra dell’uomo d’acciaio,
quello dalle dita tozze
come vermi grassi.
Una voce che pensa
e pensando scrive,
poco........





















Toi Staff
Sabine Sterk
Penny S. Tee
Gideon Levy
Mark Travers Ph.d
Gilles Touboul
Rachel Marsden
Daniel Orenstein
John Nosta