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Non basta invocare la parità. Si riparta dall’educazione

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08.06.2025

Con un bell’articolo, Robi Ronza, ciellino della prima ora, che alla sequela di don Luigi Giussani ha respirato e assimilato per osmosi la passione per la libertà di educazione, torna ad alzare la voce sulla questione della parità scolastica, affermando che «i tempi sono maturi per l’attuazione dell’articolo 30 della Costituzione che stabilisce il dovere e diritto dei genitori mantenere, istruire ed educare i figli e che un modo c’è: il buono scuola».

Attraverso una rapida disamina del controverso percorso che il sistema di istruzione italiano ha effettuato dall’Unità ad oggi, Ronza punta il dito anche sulla contraddittorietà della Legge 62/2000, con la quale è stato riconosciuto che «il sistema nazionale di istruzione (…) è costituito dalle scuole statali e dalle scuole paritarie private e degli enti locali», senza tuttavia avere il coraggio di prevedere lo stesso trattamento economico, così da poter effettivamente garantire ad ogni istituto (e ad ogni famiglia…) le medesime condizioni di partenza.

Parità disattesa

L’impedimento si fonda, come è noto, su quanto previsto dall’articolo 33, secondo comma, della Costituzione, ossia che «Enti e privati hanno il diritto di istituire scuole ed istituti di educazione, senza oneri per lo Stato». Sull’origine e interpretazione di questo comma si sono consumati infiniti dibattiti e sono stati versati fiumi di inchiostro, giungendo anche a dimostrare che non è affatto detto che lo Stato non possa contribuire, ma la conclusione è sempre stata la stessa: negare qualsiasi aiuto economico sia alle scuole non statali sia alle famiglie dei loro scolari e studenti. E così, il diritto che l’articolo 30 della medesima Costituzione riconosce ai genitori, è rimasto solo sulla carta.

Di più: il riconoscimento dello status di paritaria alle scuole non statali, con l’estensione ad esse di numerosi obblighi burocratici e gestionali, ma senza un adeguato contributo........

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