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Solo la Chiesa tiene in piedi il Sud Sudan

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31.08.2025

La diocesi di Bentiu, nel nord del Sud Sudan, due anni fa non esisteva. C’era solo quella di Malakal, grande come tutta l’Italia e i cattolici più lontani dalla città faticavano a vedere un sacerdote anche solo una volta all’anno. Per questo il Vaticano ha deciso di “tagliarne” un pezzo, grande all’incirca come l’Emilia-Romagna, e di formare una nuova diocesi. La diocesi di Bentiu non è speciale solo perché giovane, come tutto in Sud Sudan, ma anche perché simboleggia molte delle grandezze e delle miserie del paese e dell’Africa.

La Chiesa in Sud Sudan nata dai laici

Contrariamente a quanto accaduto nella maggior parte dei territori africani, la comunità cattolica non è stata “creata” dai missionari. Sono questi ultimi che sono arrivati su richiesta della comunità, talmente giovane che i primi convertiti sono ancora in vita. Negli anni ’80, al tempo della guerra civile, i Nuer furono sfollati e fuggirono in Etiopia, Kenya, Uganda o verso la periferia della capitale sudanese Khartum.

Qui, lontano dai propri villaggi, dove vivevano chiusi in se stessi, ostili al messaggio cristiano, conobbero la fede attraverso i salesiani e i comboniani. Quando i Nuer tornarono a casa, la comunità non abbandonò la fede ma continuò a praticarla grazie all’insegnamento dei catechisti laici. Fu verso gli anni ’90 che i Nuer capirono di avere bisogno di sacerdoti e così, nel 1996, il primo sacerdote comboniano arrivò nell’area.

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