Solo la Chiesa tiene in piedi il Sud Sudan
La diocesi di Bentiu, nel nord del Sud Sudan, due anni fa non esisteva. C’era solo quella di Malakal, grande come tutta l’Italia e i cattolici più lontani dalla città faticavano a vedere un sacerdote anche solo una volta all’anno. Per questo il Vaticano ha deciso di “tagliarne” un pezzo, grande all’incirca come l’Emilia-Romagna, e di formare una nuova diocesi. La diocesi di Bentiu non è speciale solo perché giovane, come tutto in Sud Sudan, ma anche perché simboleggia molte delle grandezze e delle miserie del paese e dell’Africa.
La Chiesa in Sud Sudan nata dai laici
Contrariamente a quanto accaduto nella maggior parte dei territori africani, la comunità cattolica non è stata “creata” dai missionari. Sono questi ultimi che sono arrivati su richiesta della comunità, talmente giovane che i primi convertiti sono ancora in vita. Negli anni ’80, al tempo della guerra civile, i Nuer furono sfollati e fuggirono in Etiopia, Kenya, Uganda o verso la periferia della capitale sudanese Khartum.
Qui, lontano dai propri villaggi, dove vivevano chiusi in se stessi, ostili al messaggio cristiano, conobbero la fede attraverso i salesiani e i comboniani. Quando i Nuer tornarono a casa, la comunità non abbandonò la fede ma continuò a praticarla grazie all’insegnamento dei catechisti laici. Fu verso gli anni ’90 che i Nuer capirono di avere bisogno di sacerdoti e così, nel 1996, il primo sacerdote comboniano arrivò nell’area.
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