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Le mille incognite del piano “europeo” per l’Ucraina

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04.03.2025

Il convulso fine settimana di negoziati sulla guerra in Ucraina, caratterizzato dalla clamorosa lite in mondovisione tra Donald Trump e Volodymyr Zelensky a Washington e da un primo timido tentativo dei paesi europei di correre ai ripari a Londra, ha dato molte indicazioni sul presente e il futuro dell’Europa.

Starmer e Meloni sopra tutti

Innanzitutto, ha mostrato che esistono ancora dei leader in grado di mantenere nervi saldi e sangue freddo. Come il premier britannico Keir Starmer e l’omologa italiana Giorgia Meloni. Entrambi, dopo il disastro diplomatico andato in scena nello Studio Ovale, definito al Corriere dallo storico ucraino Yaroslav Hrytsak, «la nostra tragica e autoinflitta débacle di Washington», non sono corsi su Twitter per dare una metaforica quanto inutile pacca sulla spalla al presidente ucraino.

Non hanno sproloquiato come l’Alto rappresentante per la politica estera dell’Ue, Kaja Kallas, che ha dichiarato: «Oggi è diventato chiaro che il mondo libero ha bisogno di un nuovo leader. Tocca a noi, europei, accettare questa sfida» (con quale visione politica, con quale unione d’intenti, con quale esercito? Questo non è chiaro).

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