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D’Alema e gli altri valletti del regime comunista cinese

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05.09.2025

Povero Massimo D’Alema. Sperava che dal palco della parata militare, tra un missile balistico intercontinentale e un sottomarino nucleare, il dittatore cinese Xi Jinping lanciasse un messaggio di pace e cooperazione al mondo. Suggerito magari dagli ospiti d’onore Vladimir Putin e Kim Jong-un, noti pacifisti. Invece il leader comunista ci ha dato dentro con la retorica bellicista, la propaganda in pieno stile maoista e il revisionismo storico, che non guasta mai. E D’Alema, in Piazza Tiananmen con gli altri 50 mila supporter accuratamente scelti e invitati dal regime comunista, deve esserci rimasto male. E forse gli sarà venuto anche un dubbio tra uno sventolio della bandiera rossa e l’intonazione di un inno al Grande timoniere: non avrò detto qualche castroneria di troppo nell’intervista all’emittente televisiva statale dell’Hubei Chang Jiang Yun?

Massimo D’Alema alla parata militare di Xi Jinping: «Confido che qui da Pechino venga un messaggio per la pace e per il ritorno di uno spirito di amicizia tra tutti i popoli». pic.twitter.com/kdE1ieXDkG

— Marco Fattorini (@MarcoFattorini) September 3, 2025

D’Alema, se va bene, è in malafede

Vietato stupirsi delle esternazioni di Xi Jinping: il repertorio del Partito comunista cinese lo conosciamo tutti. Che cosa ci si può aspettare da un regime che ogni giorno invia navi e caccia armati di tutto punto a circumnavigare Taiwan per simulare l’invasione dell’isola, che arresta comuni cittadini solo per aver scritto su un muro quattro numeri in fila che ricordano troppo la data del massacro di Piazza Tiananmen,........

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