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«Trump va ringraziato. Non c’è soluzione militare alla guerra tra Russia e Ucraina»

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15.03.2025

«Ho sempre detto che la soluzione militare non avrebbe portato da nessuna parte nella guerra tra Russia e Ucraina. I negoziati, per quanto difficili, sono necessari. Ecco perché penso che, tra virgolette, Donald Trump vada ringraziato». Commenta così a Tempi le trattative per chiudere diplomaticamente il conflitto tra Kiev e Mosca il generale Leonardo Tricarico. Già capo di Stato maggiore dell’Aeronautica, consigliere militare del presidente del Consiglio dal 1999 al 2004, oggi presiede la Fondazione Icsa, Intelligence Culture and Strategic Analysis. Secondo il generale, il riarmo europeo «non solo è necessario, ma è anche partito troppo tardi. L’approccio scelto dall’Unione Europea, però, è inadeguato».

Generale, i partiti italiani si sono divisi sul piano ReArm Europe. Se fosse stato nell’emiciclo a Strasburgo, che cosa avrebbe votato?
Avrei votato contro e avrei preferito che il voto fosse preceduto in Italia da un dibattito parlamentare.

Perché avrebbe bocciato il piano?
Non per ragioni politiche, ma tecniche. La Commissione europea ha trascurato tutti i criteri comunitari, rinnegando così lo spirito europeo, che di fatto non c’è.

La presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen (foto Ansa)

Si spieghi meglio.
L’Unione Europea si è dotata di organismi titolati a gestire tutto ciò che riguarda lo strumento militare, ma non sono neppure stati consultati. Mi riferisco innanzitutto al Comitato dei capi di stato maggiore dell’Ue, che riunisce i rappresentanti degli stati maggiori dei paesi membri. Il suo compito, per quanto consultivo, è quello di studiare la dottrina, i criteri operativi, l’approntamento delle forze, tutto ciò che riguarda insomma la progettazione di uno strumento militare europeo. In questo caso non è stato consultato.

Quali altri organismi non sono stati considerati?
L’Aed (Agenzia europea per la difesa) è la più aggiornata per quanto riguarda le capacità militari dei paesi membri e quella che ha il polso della situazione per quanto riguarda lo strumento militare comune. Ma è rimasta all’oscuro del piano.

Un piano per liberare fino a 800 miliardi di investimenti nella difesa e che prevede la creazione di un fondo di 150 miliardi di euro per l’acquisto congiunto di armamenti. Troppo o troppo poco?
Io vorrei tanto sapere da dove esce questa cifra. Chi ha detto a Ursula von der Leyen che servono 150 miliardi di investimenti sulle armi? Chi ha fatto questa valutazione, sulla base di quale criteri? Per accedere a questi fondi inoltre i paesi dovranno presentarsi almeno in due. Ma questo è ridicolo. Abbiamo sempre detto e lottato perché, nel rispetto dello spirito europeo, per accedere ai fondi della difesa bisognasse essere almeno in tre paesi, meglio però in cinque. E ora abbassiamo l’asticella?

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