«Oggi, nel XXI secolo, è tornata la schiavitù in Sudan»
Un manipolo di soldati ride compiaciuto davanti alla telecamera sul retro di un pick-up, mentre il veicolo si allontana da nove cadaveri che giacciono a terra. Gli uomini sono eccitati: «Guarda che bel lavoro. Guarda che genocidio!». Uno si rivolge agli altri membri delle Forze di supporto rapido (Rsf): «Volevano l’olocausto? L’hanno avuto. Li abbiamo bruciati vivi in pieno giorno. Abbiamo fatto un bel barbecue. Moriranno tutti così».
Il riferimento è agli abitanti di El-Fasher, la capitale del Nord Darfur che dopo 18 lunghi mesi di assedio è caduta il 27 ottobre nelle mani delle Rsf, che dall’aprile 2023 sono protagoniste di una sanguinosa guerra civile contro l’esercito sudanese per il controllo del paese. In quella che fino a pochi giorni fa era la roccaforte dell’esercito regolare, ormai caduta, non prendono i telefoni, tranne quelli satellitari, internet funziona a singhiozzo, il poco che si sa di quello che accade in città proviene dalle testimonianze dei profughi fuggiti a Tawila, a 45 km di distanza, o dai filmati pubblicati dagli aguzzini.
Duemila persone trucidate a El-Fasher
Secondo funzionari di agenzie umanitarie citati dalla Bbc, già duemila persone potrebbero essere state trucidate nelle ultime due settimane. L’Organizzazione mondiale della sanità parla di oltre 450 persone massacrate all’interno dell’unico........





















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