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«Il fuoco della lontananza» dei giovani in fuga dalla Siria

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Per la Siria non pare ancora il tempo della pace. L’autoproclamato presidente Abu Muhammad al-Jolani, che ha ormai abbandonato il nom de guerre per tornare Ahmed al-Sharaa, ha annunciato il 25 febbraio, in occasione della Conferenza per il dialogo nazionale da lui istituita, che il governo avrà il monopolio delle armi nel paese e metterà al bando tutte le milizie al di fuori dell’esercito nazionale. Molte fazioni, però, non hanno ancora acconsentito a consegnare pacificamente le armi al leader jihadista. Domenica i drusi, che controllano il sud del paese, hanno fondato ad esempio un Consiglio militare autonomo.

C’è il rischio di nuovi scontri in Siria

Al-Sharaa a chiosa dell’evento per il dialogo nazionale ha poi aggiunto: «Lavoreremo per formare un organo di giustizia transitorio per ripristinare i diritti delle persone e, se Dio vuole, assicurare i criminali alla giustizia». Intanto però si moltiplica il fermento tra le fazioni interne ostili al presidente con il rischio concreto di scontri prossimi.

Nella situazione di instabilità intanto i siriani rimangono in grande apprensione, sia quelli che vivono dentro i confini nazionali, sia i moltissimi che hanno deciso di lasciare il paese. Vale anche per i cristiani che abitano il paese mediorientale. I fedeli rimasti, a essere ottimisti, sono solo 300 mila. Nel 2011, prima dello scoppio della guerra, erano un milione e mezzo.

Il presidente siriano Ahmed al-Sharaa durante la sua prima visita ufficiale alla Mecca, Arabia Saudita, 3 febbraio 2025 (foto Ansa)

La storia di Albert e Boutros

C’è un misto di rassegnazione, nostalgia e un filo di speranza che non scompare per chi se n’è andato. Traspare tutto questo dagli sguardi scuri di Albert e Boutros, due 27enni........

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