«All’Europa stanca serve un Leone fiero»
Era dall’estate del 1903, all’epoca del Conclave che elesse alla guida della Chiesa il trevigiano Giuseppe Sarto, futuro san Pio X, che non entrava nella Cappella Sistina con diritto di voto un cardinale agostiniano. L’ultimo fu Sebastiano Martinelli, anch’egli per un lungo periodo priore generale, lo stesso ruolo ricoperto per 12 anni da Robert Francis Prevost. Più di cento anni dopo i porporati chiamati a decidere il successore di Francesco hanno eletto il primo papa agostiniano della storia, un «figlio di sant’Agostino», come si è definito lui stesso nel primo discorso in Piazza San Pietro. Ha festeggiato particolarmente la notizia la diocesi di Pavia, custode da più di 1300 anni dei resti del santo filosofo, autore della regola dell’Ordine. «Ho provato una gioia doppia, per l’elezione del nuovo pontefice e per il suo profondo legame con la nostra città», racconta a Tempi il vescovo Corrado Sanguineti.
Eccellenza, papa Leone XIV veniva spesso in visita alla Basilica di San Pietro in Ciel d’oro, dove sono custodite in un’arca medievale le ossa di sant’Agostino?
Sì, certamente. Negli anni di priorato generale Prevost è venuto molte volte, anche semplicemente per pregare le reliquie del santo. Fu lui ad accogliere papa Benedetto XVI nella sua storica visita pastorale del 2007 alla tomba di Agostino.
Come hanno reagito i fedeli della diocesi all’elezione?
In tanti con un messaggio o negli incontri di questi giorni mi hanno reso partecipe della loro gioia. I frati mi hanno detto che c’è stato un boom di visite e di partecipanti alla Messa nella Basilica di San Pietro in Ciel d’oro e ho saputo che diversi pavesi hanno scoperto solo ora che il Santo è sepolto nella loro città.
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