Né la guerra né la tregua tra Israele e Iran avvicinano la pace di un millimetro
Il cardinale Pierbattista Pizzaballa, patriarca di Gerusalemme dei latini, lo ha detto più volte: «Nessuna pace è pensabile se non viene risolta la questione palestinese. Qualsiasi futuro assetto regionale resterà incompleto». Lo ribadisce in una intervista a Repubblica all’indomani della “tregua” di fatto imposta dal presidente americano Donald Trump a Israele e Iran. «Il cessate il fuoco è importante perché evita che le tensioni si espandano a tutta la regione, ma la pace», dice il cardinale, «richiederà tempi lunghi e sarà molto difficile».
I bombardamenti e i lanci dei missili tra i due paesi sembrano per il momento essersi fermati, o quantomeno sono più rarefatti, benché la storia di questi anni e soprattutto di queste ultime settimane ci insegna che tutto è sempre sull’orlo di una nuova crisi. I cui esiti sembrano fino ad ora essere stati contenuti ma le cause niente affatto rimosse. E restano aperti scenari futuri imprevedibili.
La distruzione della Striscia e la resistenza di Hamas
«Nessuna intelligence al mondo», dice a Tempi l’ex capo delle operazioni del Mossad, il colonnello Zohar Palti, «è in grado di prevedere e ipotizzare una soluzione non per Gaza, ma per Hamas. È questo il punto. Va smantellata una organizzazione che ha come scopo la distruzione di Israele, di cui non possiamo fidarci».
Israele non può ripetere l’errore enorme fatto in passato, quando ha permesso per anni che il Qatar rifornisse Hamas fidando che questa in cambio dei soldi non avrebbe minacciato Israele. E pesa la questioni ostaggi: le famiglie si sentono sempre più abbandonate e lasciate sole. La soluzione di forza ha portato alla distruzione della Striscia e alla liberazione di pochi ostaggi e al recupero dei cadaveri, ma solo la concessione di due tregue ha permesso il rilascio di oltre........
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