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L’azzardo del “militia model” di Israele a Gaza

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wednesday

I media israeliani lo chiamano “militia model”, il “modello delle milizie”: gruppi di palestinesi e clan beduini armati e sostenuti da Israele, pronti a controllare le zone a Sud della Striscia di Gaza dando rifugio, assistenza e protezione alla popolazione in fuga dalla guerra. Sono miliziani armati e assoldati tra quanti negli anni hanno combattuto Hamas, e pazienza se tra questi ci sono elementi dal passato piuttosto opaco, condannati per reati criminali o ex membri dell’Isis.

Del resto è ormai storia quello che è accaduto in Siria, dove per eliminare il dittatore Assad le potenze mondiali hanno permesso, e in molti casi favorito, la vittoria e la presa di potere del capo dell’Isis e di al Qaida, Ahmad al Sahra, il temuto al Jolani al tempo in cui guidava lo Stato islamico, ora salutato e sostenuto dai leader occidentali nonostante i massacri delle popolazioni sciite e alawite, compiuti dopo la presa di potere dagli jihadisti al suo comando, vendette contro le comunità nemiche derubricate subito a scontri tribali.

E se si guarda al passato, Israele fino al 2000 ha sostenuto, armato e protetto l’Esercito del Libano del Sud, che ha controllato dal 1982 e per tutti gli anni Novanta una ampia parte della fascia a ridosso del confine con Israele, combattendo contro Hezbollah e limitandone infiltrazioni e attacchi contro la Galilea. Un ‘militia model’ che in qualche modo ha funzionato per quasi vent‘ anni.

Una realtà sul campo difficile da descrivere

Ma l’Els disponeva di circa tremila soldati, militari libanesi che avevano lasciato l’esercito regolare durante la guerra civile, la maggior parte cristiani. A Gaza la situazione è imparagonabile, a cominciare dal fatto che quasi la metà della popolazione è cresciuta sotto Hamas, educata all’odio verso lo Stato Ebraico, “l’entità sionista”. Finora le milizie anti Hamas hanno raccolto alcune centinaia di combattenti. La realtà sul campo è difficile da descrivere, mancano fonti informative dirette, se non le pagine Facebook dei capi delle formazioni e i racconti dei media israeliani.

Le notizie filtrano mentre i carri armati stringono d’assedio Gaza City e metà della popolazione del Nord, quasi 500mila persone sono fuggite o stanno fuggendo verso Sud: tutta la Striscia di Gaza si trasforma in un confuso mosaico di guerra, terrore, campi improvvisati dove chi riesce ad arrivare paga cifre sempre più alte, centinaia di dollari, per poter sostare nelle aree considerate “più sicure” o almeno “meno pericolose”.

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