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Gli sfollati in fuga da Gaza camminano sull’orlo di una tomba

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Ci sono profughi e sfollati. Due volti di una stessa paura che costringe interi popoli a lasciare la propria terra, a vivere nella precarietà e nell’angoscia. Uguali nel dolore che li accompagna ogni giorno, diversi nella disperazione. Il profugo è un rifugiato, ha un luogo dove posare il capo, sia pure un luogo misero, spesso indegno di una condizione umana. Lo sfollato ha lasciato la sua casa, non è registrato in nessun elenco delle organizzazioni di assistenza: cammina senza sapere dove andare.

I campi profughi in tutto il mondo si somigliano nella disperazione, ci sono quelli allestiti in tutta fretta per accogliere chi fugge dalla guerra e ci sono quelli che hanno ormai oltre mezzo secolo, vere e proprie città con gerarchie interne, scuole e ospedali: ma ovunque domina la stessa aria di provvisorietà malata, un senso eterno di disorientamento, la mancanza di un futuro possibile. Dodici milioni di persone nel mondo vivono così, da rifugiati: li ho visti in Libano, nei Balcani, in Uganda, Sudan, Congo, Etiopia, Eritrea, Myanmar, e in tutte le città palestinesi della Cisgiordania.

I rifugiati di Gaza sono diventati sfollati

A Gaza i campi erano concentrati umani all’interno della Striscia sigillata dai muri. Ora sono solo cumuli di macerie. I rifugiati sono diventati sfollati, quelli che l’Onu definisce IDP, internally displaced person, nel mondo ce ne sono, è una stima approssimativa che ogni anno drammaticamente cresce, 47 milioni. Li descrisse così monsignor Cesare Mazzolari, vescovo comboniano, missionario in Messico e in Sud Sudan, morto 14 anni fa mentre celebrava messa. Le sue parole le ho ancora registrate: parole profetiche che oggi descrivono meglio di tante retoriche interessate la realtà di Gaza.

«Lo sfollato è un uomo, una donna, un bambino che cammina sull’orlo della sua tomba. Gira per il paese cercando cibo e salvezza dai bombardamenti e dagli attacchi dei soldati. Deve solo scappare, scappare e scappare. Vive in fuga. Una folla immensa come in un infernale girone dantesco, migliaia di donne,........

© Tempi