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Appello ai cristiani: «Fate pellegrinaggi in Terra Santa»

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Rony Tabash sta lavorando nel grande negozio di articoli religiosi vicino alla Basilica della Natività a Betlemme, la città dove è nato Gesù, all’angolo tra la via del Latte e la piazza della Mangiatoia. Venticinque anni fa, nell’anno della Giubileo, Rony cantò per papa Wojtyla. Anche allora si era in tempo di guerra, di lì a poco sarebbe scoppiata la seconda Intifada, e, come ricorderete, la Basilica era stata presa d’assedio dai guerriglieri palestinesi che li si erano asserragliati, accerchiati dall’esercito israeliano. Anche allora, i Tabash non chiusero la loro attività. Sono sempre rimasti e incoraggiano i cristiani a non andarsene dalla terra Santa. Da cento anni, la famiglia di Rony possiede il negozio che dà da vivere a centinaia di famiglie di artigiani. Lui si prepara al Natale, anche se sa che pochi saranno i pellegrini che riusciranno ad arrivare qui. La guerra di Gaza ha ripercussioni ovunque.

«Ogni giorno si presentano nuove sfide – dice a Tempi -. Non ho mai vissuto niente di simile prima, mai! Non sono in ansia solo per i soldi, anche se non so come arriverò alla fine del mese, ma sono preoccupato soprattutto per il futuro dei luoghi e delle famiglie cristiane, i bambini hanno paura, i miei figli non vogliono essere separati da noi».

Tabash racconta le difficoltà causate dalla pandemia di Covid e dell’assenza di pellegrini in Cisgiordania: «In molti hanno cercato lavoro a Gerusalemme. Ora, però, i posti di blocco sono chiusi e i permessi d’ingresso per i palestinesi sono stati bloccati». Le poche persone che hanno la doppia nazionalità emigrano all’estero perché hanno perso la speranza. Alcuni, come Rony, hanno deciso di rimanere, anche se potrebbero........

© Tempi