«Io, riservista, contro la guerra voluta da Netanyahu»
Il moshav è una delle strutture simbolo dello Stato di Israele: si tratta di una fattoria agricola individuale, i cui servizi e prodotti sono però gestiti con metodo cooperativo. Ognuno è responsabile della sua terra, ma, contemporaneamente, sa che il suo lavoro servirà al benessere di tutta la comunità. Qui si impara che nessuno può tirarsi indietro e nessuno deve essere lasciato indietro.
Sono valori che fanno parte della storia e del sentimento di Dan Eliav, 65 anni, riservista volontario che abita a Sde Nitzan, un moshav nel sud di Israele, nato nel 1973. Si tratta di un piccolo paradiso dove vivono 140 famiglie nel deserto del Negev, a poco più di 7 chilometri dalla Striscia di Gaza. Sde Nitzan è stato attaccato il 7 ottobre dai terroristi. Dan Eliav vive qui con la moglie.
Nei primi mesi del 2023, dopo la vittoria alle elezioni di Benjamin Netanyahu e dell’estrema destra, Eliav era stato tra i 40 estensori di un appello ai riservisti – la spina dorsale delle forze di difesa israeliane – in cui li invitava a non prestare più servizio sotto il nuovo governo. Aderirono in 40. Pochi mesi dopo, in seguito alla presentazione della legge che limitava i poteri della magistratura sottomettendola al governo, altri 300 riservisti firmarono la lettera.
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Ora quel manifesto sta circolando tra i sessantamila israeliani che vengono richiamati nell’esercito in vista dell’annunciata offensiva contro le brigate di Hamas asserragliate a Gaza City con gli ostaggi. Un’offensiva che i vertici dell’esercito hanno definito inutile e pericolosa per la vita sia dei soldati sia degli ostaggi, che farà migliaia di morti tra i gazawi e rischia di isolare Israele a livello internazionale.
Tutto questo Dan Eliav lo aveva scritto pubblicamente prima del 7 ottobre, eppure, dopo il massacro perpetrato dai terroristi di Hamas, ha chiesto di essere arruolato nell’esercito, pur avendo, nel 2023,........





















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